Era il Jim Morrison dei casinò, una leggenda ancor prima di diventare maggiorenne. Stuey Ungar, figlio di un allibratore ebreo del Lower East Side di Manhattan, abbandonò le scuole superiori per diventare un fenomeno ai tavoli delle bische clandestine. In poco tempo finì per sconfiggere ogni singolo top player di Gin Rummy della East Coast. Finanziato dalla famiglia mafiosa dei Genovese, Stuey iniziò presto a viaggiare per il Paese a caccia di nuovi sfidanti e opportunità per mettersi sempre alla prova.
Quando ormai nessuno se la sentiva più di sfidarlo a Gin, Stuey si buttò sul poker, con insaziabile fame di azione e nessuna paura. Il poker e in particolare il no-limit hold ‘em sarebbe stata la sua consacrazione. A Las Vegas vinse le World Series of Poker per tre volte, un record assoluto. Dopodiché la sua ascesa iniziò a incontrare ostacoli, soprattutto a causa della sua vita privata, che subì tremendi scossoni.
Questa è la sorprendente storia di un uomo che ha trionfato nel suo gioco ma ha perso il controllo sulla propria vita. Sia che bruciasse le sue vincite alle corse dei cavalli o in un singolo tiro al tavolo dei dadi, Stuey era famoso per rischiare fino all'ultimo dollaro in tasca. Sebbene nella sua carriera avesse vinto una cifra stimata in trenta milioni di dollari, fu trovato morto all'età di 45 anni in un motel di Las Vegas con $800 in tasca e nessun conto in banca.
Questa biografia ufficiale ricostruisce un’era e racconta sinceramente tanto il gambler quanto l’uomo, illuminando il genio oscuro di una delle figure più memorabili del mondo del poker.
SOMMARIO
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